Pressoterapia

pressoterapia

La pressoterapia è una particolare tecnica fisioterapica che aiuta a contrastare gli edemi e migliorare la circolazione attraverso l’applicazione di pressione.
La sua azione sta proprio nello strizzare le vene e i tessuti, come se fossero spugne, in modo che si favorisce il riassorbimento da parte dei vasi linfatici e dell’albero circolatorio del liquido interstiziale.
E’ consigliabile abbinare alla pressoterapia anche un ciclo di massaggi per potenziare il miglioramento della circolazione e l’ossigenazione dei tessuti. Infatti solitamente la pressoterapia trasmette una immediata sensazione di benessere, attenuando il senso di tensione e pesantezza e regalando una cute più elastica e movimenti più fluidi.

Trattamenti di pressoterapia nella medicina estetica

Negli ultimi anni sta crescendo molto il suo utilizzo nella medicina estetica per la cura di: cellulite, ritenzione di liquidi ectasie ecc. E’ importante ricordare che a pressioni più alte non sempre corrispondono effetti e benefici maggiori. La pressoterapia è indicata per insufficienza circolatoria, stasi linfatica e linfederma, fibrosi cutanea reattiva ed edema duro, post interventi chirurgici, patologie articolari e ipotonie. E’ controindicata nei casi di insufficienza cardiaca, lesioni cutanee, linfangiti, tromboflebiti, insufficienza arteriosa periferica, plessopatia, neuropatia.

Isocinetica

isocinetica

Le apparecchiature isocinetiche

Sono strumenti che consentono di effettuare esercizi muscolari a velocità costante lungo l’intero arco di movimento. Dopo una fase di accelerazione, una volta raggiunta una data velocità angolare, l’apparecchio isocinetico rende impossibile il superamento di tale velocità.  Poiché la forza muscolare che consentirebbe di aumentare la velocità della leva, viene assorbita dall’apparecchio e restituita come resistenza. Quindi, poiché la massima forza varia seconda l’angolo articolare, anche la resistenza meccanica incontrata dal muscolo varierà col variare dell’angolo articolare. In questo modo alle estremità dell’arco di movimento è bassa ed aumenta proporzionalmente man mano che aumenta il vantaggio meccanico della leva.

Così facendo il muscolo incontra una resistenza che rimane costante lungo tutto l’arco di movimento, al contrario di quanto avviene nei comuni esercizi dinamici dove la tensione varia al variare della leva. Ne deriva che la resistenza che il paziente deve affrontare è accomodante, quindi costantemente proporzionale alla forza espressa dal paziente stesso.

Utilizzo dell’ Isocinetica

Le caratteristiche dell’apparecchiatura isocinetica ne fanno uno strumento molto versatile che si presta ad un impiego in valutazione funzionale, in riabilitazione e in allenamento.

In riabilitazione, come ampiamente documentato in letteratura, può venire utilizzato in tutti i trattamenti rieducativi laddove sia richiesta la ripresa della funzionalità muscolare. L’esercizio isocinetico è infatti finemente modulabile per cui può essere impiegato sia in pazienti estremamente deboli, sia in pazienti molto forti. Questo è descritto in decine di lavori scientifici sulla rieducazione sportiva.
L’apparecchio isocinetico, impiegato come strumento di valutazione della performance muscolare, rappresenta un importante ausilio per determinare oggettivamente le condizioni del paziente e monitorizzarne i miglioramenti durante il trattamento riabilitativo.

 

Il test isocinetico

Il test isocinetico fornisce un’ampia serie di parametri per esplorare la funzionalità muscolare e una serie di curve che meglio consentono di studiare la contrazione muscolare lungo l’intero arco di movimento. Il parametro più rilevante è il picco di momento di forza, cioè la forza massima che il paziente riesce ad esprimere durante l’esercizio. Da questa dato si può derivare la potenza istantanea moltiplicandolo per la velocità (forza x velocità) ed il lavoro moltiplicandolo per l’arco di movimento (forza x spostamento). Queste funzioni sono effettuate automaticamente dal computer che consente di studiare i parametri dell’arto leso confrontandoli con quelli dell’arto sano.

Le apparecchiature isocinetiche si possono genericamente dividere in due grandi categorie. Quelle pluriarticolari, che consentono attraverso una serie di differenti attacchi di testare e riabilitare tutti i più importanti distretti mioarticolari e quelle monoarticolari dedicate alle singole articolazioni; in particolare esistono sistemi specifici per il ginocchio. Tutte le apparecchiature sono dotate di un controllo computerizzato che consente di analizzare in tempo reale l’entità della contrazione espressa dal paziente. Tale controllo costituisce inoltre un importante feedback per il paziente e la base per la valutazione funzionale che il clinico dovrà effettuare durante il test isocinetico.

Conclusioni

Da un’analisi molto approfondita della letteratura disponibile, emerge che nel mondo sono stati scritti innumerevoli articoli scientifici sull’impiego dell’isocinetica. Di questi, la stragrande maggioranza riguarda la riabilitazione ortopedica e la valutazione funzionale. In misura minore sono quelli che si riferiscono alla neurologia e alla medicina legale, anche se proprio queste branche di applicazione suscitano un interesse crescente. Analizzando con maggior precisione la composizione dei lavori sulla riabilitazione ortopedica risulta che il ginocchio è il distretto più studiato, ed è seguito nell’ordine dalla caviglia e dalla spalla. Pochi lavori sono stati invece effettuati sulle rimanenti sedi anatomiche ed in particolare sui traumi muscolari, sul tronco, sull’anca e sul gomito. Al di là della rilevanza statistica di questi lavori risulta evidente che oggi è possibile definire uno stato.

Elettroterapia

L’elettroterapia consiste nella applicazione locale di impulsi elettrici alternati (elettrostimolazione) o continui (ionoforesi) al fine di ottenere rispettivamente un effetto terapeutico. Esistono due grandi famiglie di elettroterapia:

  • L’elettroterapia con impulsi alternati, suddivisa in elettroterapia antalgica o TENS e l’elettrostimolazione muscolare vera e propria;
  • La ionoforesi ovvero l’applicazione di correnti continue di bassa intensità (pochi mA/cm2) al fine di veicolare dei farmaci per via cutanea.

 

TENS

La sigla TENS deriva dalle lettere iniziali delle parole inglesi “Transcutaneous Electric Nervous Stimulation” (stimolazione elettrica transcutanea nervosa). La tecnica è quella di applicare sulla cute per mezzo di placche elettroconduttive, dei particolari impulsi elettrici che eccitano solo le fibre nervose della sensibilità tattile situate proprio sotto la pelle. Gli impulsi nervosi così prodotti, attraverso i nervi sensoriali, risalgono verso il midollo spinale bloccando a questo livello “la porta di ingresso al dolore” (processo gate control).

Stimolando le fibre nervose con impulsi TENS di frequenza appropriata si possono neutralizzare gli impulsi del dolore, i quali non giungendo al nostro cervello non verranno percepiti. Allo stesso tempo, questi impulsi TENS comandano al mesencefalo di produrre betaendorfine. Queste sostanze fisiologiche hanno gli stessi effetti della morfina e in tal modo si completa l’azione analgesica con la totale scomparsa del dolore.

Un altro fattore da tenere in considerazione durante la terapia di TENS, è l’intensità della corrente degli impulsi per ottenere l’attenuazione del dolore: il paziente deve avvertire una costante sensazione di formicolio piacevole che deve essere mantenuta per tutta la durata della seduta.

Le principali indicazioni della corrente TENS sono:

  • Dolori radicolari;
  • Nevralgie post-erpetiche;
  • Artrite reumatoide;
  • Artralgie e mialgie localizzate;
  • Dolore del moncone di amputazione.

L’apparecchiatura T.E.N.S. eroga impulsi rettangolari di breve durata seguiti da una piccola onda negativa. La presenza della semionda negativa impedisce l’accomodazione delle fibre nervose e non produce danni delle membrane; per questi motivi, il trattamento con impulsi difasici può essere effettuato anche per diverse ore.

IONOFORESI

Utilizzando una corrente continua si può far penetrare facilmente, attraverso la cute, qualsiasi soluzione medicinale applicando sopra ad essa un elettrodo conduttore di polarità identica a quella dei suoi ioni, e ad una certa distanza, un secondo elettrodo di polarità opposta.

La corrente circolando da un elettrodo all’altro, veicola il farmaco, facendolo arrivare direttamente nella zona da trattare, senza andare ad agire sugli altri organi non interessati, quali stomaco, fegato, reni ecc.

La Ionoforesi o Galvanoterapia è una terapia che fisioterapisti, medici e massaggiatori utilizzando per curare diverse affezioni dell’organismo quali: artriti, artriti, artrosi, dolori lombari, sciatiche, cervicalgie, strappi muscolari ecc.
I principali vantaggi della Ionoforesi sono:

  • Permette di introdurre nell’organismo, direttamente nella zona da trattare, sostanze pure non abbinate ad altre sostanze veicolanti o tamponanti;
  • Consente di conseguire, con sostanze semplici e naturali, effetti uguali o superiori a quelli che si ottengono con sostanze chimiche più complesse, somministrate per via orale, o altre vie, senza apportare alcun danno ad altri organi;
  • E’ assolutamente indolore;
  • Permette agli ioni di legarsi a determinate proteine plasmatiche, con la conseguenza di aumentare il tempo di permanenza in circolo della sostanza medicinale;
  • Migliora il trofismo dei tessuti superficiali e profondi:
  • Iperpolarizza le terminazioni nervose, elevando la soglia di eccitabilità, e quindi produce un elevato effetto antalgico.

Laserterapia

La laserterapia consiste nell’utilizzare per scopo terapeutico, gli effetti prodotti dall’energia elettromagnetica generata da due sorgenti di luce laser.
Il flusso Laser penetrando i tessuti provoca delle reazioni biochimiche sulla membrana cellulare e all’interno dei mitocondri che inducono diversi effetti tra i quali:

  • vasodilatazione con conseguente aumento del calore locale, aumento delle richieste metaboliche cellulari,stimolazione neuro vegetativa e modifica della pressione idrostatica intracapillare;
  • aumento del drenaggio linfatico, attivazione del microcircolo, accelera il processo di trasformazione dell’ADP in ATP e del ricambio elettrolitico negli ambienti intra e extra cellulari.

In sintesi, stimolate dal laser, le cellule si ricaricano di energia e se danneggiate per cause infiammatorie, traumatiche o degenerative, tendono a recuperare la propria funzione fisiologica primaria.
La terapia del dolore è praticabile grazie all’azione analgesica, indotta dall’aumento della soglia di percezione delle terminazioni nervose algotrope e dalla liberazione di endorfine.

 

Le radiazioni laser sono particolarmente consigliate per patologie di tipo infiammatorio, quali artrosi e neuriti, e per i malanni tipici degli sportivi: tendiniti, contratture, stiramenti e strappi, distorsioni, contusioni, borsiti e periostiti, fasciti plantari

Durata e frequenza della Laser terapia:
Nella patologia acuta mediamente sono sufficienti 8-10 sedute, nella prima settimana effettuate giornalmente, poi a giorni alterni. È necessario evitare nella prima settimana intervalli di tempo tra una seduta e la successiva superiori a 2 giorni. Nei traumatismi sportivi si può cercare di accelerare la risposta, aumentando la frequenza delle sedute. Nella patologia cronica da 10-15 sedute. L’assenza di risultato nell’ambito delle 8 sedute deve far pensare alla non efficacia del laser. La frequenza consigliata è giornaliera nella prima settimana ed a giorni alterni per le sedute successive. In alcune patologie dermatologiche il numero delle sedute è molto elevato e viene definito in base al risultato ottenibile.

Onde d’urto

onde d'urto

Questa terapia è caratterizzata dalla generazione extracorporea di onde d’urto che vengono quindi introdotte nel corpo del paziente per mezzo di un cuscino di accoppiamento e focalizzate esattamente sulla zona da trattare.

Le onde d’urto quando attraversano i tessuti molli portano alla formazione di bolle di gas, ogni onda fa implodere la bolla di gas che la precede dando luogo ad un getto d’acqua direzionale che colpendo i tessuti vicini provoca l’inizio di un processo lesivo cellulo-tessutale responsabile della catena di eventi biologici desiderati.

Bombardando la zona periferica dei tessuti ossei, al punto di interesse si vanno a rompere i macrocristalli di idrossiapatite e si ristimola conseguentemente il processo di ricostruzione ossea.

 

I vantaggi di questo tipo di terapia sono:

  • é una terapia non invasiva,
  • può essere ripetuta,
  • può essere generalmente effettuata senza anestesia,
  • non si sono verificati effetti collaterali di rilevanza clinica, nei casi in cui è personale qualificato ad effettuare la terapia.

Il trattamento dura circa 15/20 minuti, viene ripetuto più volte ed è quasi del tutto indolore. Solo in alcuni casi è necessaria un leggera anestesia locale. Subito dopo il paziente può tornare a casa e riprendere le sue normali attività.

Tecarterapia

Tecarterapia

La tecarterapia (Trasferimento Energetico Capacitivo Resistivo) è una tecnica che stimola energia dall’interno dei tessuti biologici, attivando i naturali processi riparativi e antiinfiammatori. Ogni patologia osteo-articolare e dei tessuti molli rallenta e modifica i processi biologici che stanno alla base della riparazione del danno subito. L’idea di trasferire energia ai tessuti infortunati è comune a molte terapie, ma tutte somministrano energia proveniente dall’esterno.

La tecarterapia richiama invece le cariche elettriche da tutto il corpo, sfruttando il modello del condensatore, cioè due conduttori affacciati e separati da un isolante. Se si collegano i due conduttori a un generatore elettrico di differenza di potenziale, sui conduttori si accumuleranno cariche elettriche che si opporranno alla corrente fino a ridurla a zero quando il sistema è carico. Nella tecarterapia un elettrodo è collegato a un generatore (con frequenza di 0,5 Mhz) mentre il secondo conduttore è rappresentato dal tessuto biologico.

Nella zona sotto terapia si avrà un flusso di cariche con attivazione metabolica ed un effetto termico endogeno (cioè che nasce dall’interno). Se l’elettrodo mobile non è elettricamente isolato, la concentrazione di cariche avviene nei tessuti a più alta resistenza (osso e articolazioni) che fungono quindi da isolanti. Gli effetti della tecarterapia sono un aumento dell’attività metabolica e quindi una velocizzazione della riparazione, un aumento della circolazione ematica e del drenaggio linfatico. Questo a causa della vasodilatazione da calore (e quindi una migliore ossigenazione dei tessuti e il riassorbimento degli edemi). Il vantaggio della tecarterapia rispetto ad altre terapie energetiche è che, poiché l’energia proviene dall’interno, è possibile interessare anche strati profondi, non trattabili con trasferimenti esterni di energia per

i danni alla cute causati dalle energie emesse. Qual’ è l’efficacia? Gli studi e le testimonianze di atleti ne parlano veramente bene, soprattutto per lesioni muscolari acute e traumi distorsivi. Da un’analisi di ricerche universitarie sembra si possa affermare che i tempi di recupero sono all’incirca dimezzati.